I vermicelli che divennero ...

 



In una famiglia proletaria con periodi di disoccupazione non attenuati da alcun ammortizzatore sociale e che portava il livello dei consumi di beni di prima necessità a livello della povertà, senza essere consci che da li a qualche anno il boom economico ci avrebbe elevato alla classe  della piccola borghesia, i miei genitori hanno sfamato e cresciuto me e i miei fratelli a maccheroni.

Poco ci importava del tipo di pasta da consumare, noi arrivavamo a tavola dove ci aspettava un piatto pieno di maccheroni,  l’importante era che il piatto fosse stato colmo.

Sono trascorsi tanti anni da allora e il naturale utilizzo dell’ascensore sociale che mi ha portato dal proletariato alla borghesia, nel frattempo l’utilizzo dei maccheroni mentre allora era quotidiano ora è diventato saltuario e quando capita, le porzioni sono talmente ridotte che viene da chiedersi se vale la pena sporcare i piatti.

Questo vale a casa ma anche al ristorante. E mentre a casa non dai peso al tipo di formato di pasta, al ristorante, dove pensi di poter assaporare qualche sapore e gusto dimenticato, leggi con attenzione il menù.

Dalla lettura dei menù ho notato che  nomi di molti tipi di maccheroni non esistevano ai tempi della mia gioventù, come per esempio gli spaghettoni. Lo spaghettone come lo voi, quadrato, circolare, gragnanese, di grano italiano o quadro gourmet. Ma chi lo ha inventato e quando questo Carneade conosciuto?

Sono sincero, soprattutto al ristorante li gusto volentieri e li preferisco agli spaghetti, anche perché hanno una consistenza più antica, ma ogni volta però mi domando: “li mangio e sono convinto di averli mangiati anche quando ero ragazzo ma non ricordo di averli mai sentiti nominare come spaghettoni. Ma da ragazzo non dai peso alla forma, quando devi riempire lo stomaco pensi alla sostanza.”.

La curiosità della mia “gola” è grande e mi son librato in mezzo agli scaffali del reparto pasta di un mega supermercato dove le marche e le qualità di pasta lunga abbondavano: spaghetti, bucatini, zitoni, linguine, tagliatelle, pappardelle, spaghetto grosso, spaghettone e spaghettini, cappellini, bavette.

La mia ricerca non mi soddisfaceva a tal punto che mi stavo convincendo del fatto che li avevo mangiati quali spaghetti d una marca che ai tempi della mia fanciullezza li produceva con un formato più grosso rispetto alla consuetudine fino a  quando, nel ripiano più basso di uno scaffale, talmente isolati da far passare la voglia e la forza di abbassarsi per vedere di cosa si trattasse, c’erano tra confezioni da  500 grammi di pasta lunga di una nota marca sula quale a caratteri piccoli era riportato: Vermicelli nr. 170.

Ecco, erano i vermicelli quelli che riempivano i piatti a tavola e la mia pancia della mia fanciullezza. I vermicelli, quei fili di pasta che aggrappavano quel sugo di pomodoro insaporito solo con qualche oliva, a volte con un odore di origano e/o di basilico, a seconda della stagionalità delle erbe aromatiche.

Erano i vermicelli, e adesso gli hanno cambiato nome in spaghettone. Erano i vermicelli che a differenza degli spaghetti davano la sensazione di aver n bocca e nello stomaco qualcosa di più sostanzioso.

Se la mia ricerca nel supermercato è stata faticosa ma alla fine fortunata e che avevano dato prova che un tipo di pasta non più ampiamente utilizzata esisteva, perché nella mia vita adulta di ramingo per ristoranti e trattoria non ho mai trovato un piatto di vermicelli nel menu?.

Forse perché in questo ventunesimo secolo, nessun mangerebbe un tipo di pasto che porta il nome i piccoli animaletti viscidi. Forse inserire la parola vermicello nel menu darebbe una connotazione dispregiativa del piatto e gli studiosi del mercato hanno capito che per gli avventori attuali dei ristoranti è meglio leggere e ordinare uno spaghettone ai frutti di mare, incoscienti di mangiare vermicelli.  Forse è questa la spiegazione.

Dimenticavo: In quel supermercato, ho comprato tutte le confezioni di “vermicelli” che ho trovatp e quelle poche volte che mangio maccheroni con sugo di pomodoro aromatizzato con pochi elementi naturali (olive, origano, basilico), utilizzo esclusivamente vermicelli.

Storia

I vermicelli sono in Italia un formato di pasta di grano duro secca e lunga a sezione circolare, con diametro maggiore degli spaghetti.

È un formato di pasta tra i più antichi, secondo alcuni ha origini nel napoletano e secondo quanto riferito nel 1338 dal maestro pastaio Barnaba da Reatinis, erano già a quel tempo noti con altri nomi anche nel nord Italia. Il termine vermicelli compare anche, col nome vermiculi, nel Liber de Coquina, ricettario compilato da un ignoto autore di area napoletana tra il XIII e il XIV secolo.

 

Vermicelli alla puttanesca

Olive, capperi, acciughe e una salsa di pomodoro ricca di olio d'oliva: cosa c'è di meglio? Una versione che richiede una sola padella per cuocere insieme i vermicelli e il sugo. Pronta in meno di 30 minuti e utilizzi principalmente ingredienti da dispensa.

Preparazione 5 minuti -  Cottura 25 minuti

Ingredienti per 2 persone

  • ·       3 cucchiai di olio d'oliva;
  • ·       1 cipolla, sbucciata e affettata finemente
  • ·       2 spicchi d'aglio, sbucciati e grattugiati finemente
  • ·       80 g di olive nere, snocciolate e tritate grossolanamente
  • ·       25 g di capperi
  • ·       2 filetti di acciughe
  • ·       400 g di pomodori a pezzetti in scatola
  • ·       200 g di vermicelli
  • ·       2 cucchiaini di sale marino in scaglie
  • ·       2 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • ·       Parmigiano grattugiato, per servire

Mettere l'olio in una padella o casseruola grande e larga a fuoco basso. Aggiungere la cipolla e l'aglio e soffriggete per cinque minuti, fino a quando non si ammorbidiscono.

Aggiungete le olive, i capperi e le acciughe, fate soffriggere per un altro minuto, poi aggiungete i pomodori, 800 ml di acqua bollente, i vermicelli (divieto assoluto di spezzarli, utilizzate una padella capiente per farli entrare) e un cucchiaino di sale.

Coprite, portate a bollore, togliete il coperchio e fate sobbollire, mescolando di tanto in tanto la pasta, per il tempo necessario a cuocere la pasta. A questo punto il sugo si sarà legato ai vermicelli.

Assaggiate e regolate di sale se necessario, mescolate con l'olio extravergine d'oliva e servite caldo con sopra del parmigiano grattugiato (per chi ha gusti diversi, va bene anche il pecorino)








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