Un boccone alla volta

 Il perché di questo blog.

Forse, con tanti blog, siti e programmi televisivi che parlano di cucina non se ne sentiva la necessità. E invece, sono convinto che se ne avvertisse il bisogno, perché mai come in questo momento ci rendiamo conto che "il sazio non crede al digiuno".

Questo proverbio, i miei genitori me lo ripetevano negli anni del boom alimentare, quando i malnutriti erano nei paesi del terzo mondo e si vedevano quei bambini africani affamati solo durante i telegiornali.

Quando ero ragazzo, i miei genitori per riempire la pancia ad una famiglia di 5 persone (due adulti e tre baldi ragazzi) il primo pensiero era di cuocere un chilogrammo di pasta), di condire quella massa di pasta con un ragù dove la carne era sostituita dalle scorze di carne (parti di carne di un taglio fuori categoria) e alla fine il la scarpetta con il pane aiutava tutti a pulire i piatti. Questo pasto, consumato alle 18,00 di ogni giorno feriale, valeva, per colazione, pranzo e cena.  

Adesso il digiuno abita sul tuo stesso pianerottolo perché il lavoratore per poter sopravvivere fino alla fine del mese è costretto ad andare a fare la fila presso le associazioni caritatevoli per poter racimolare un pasto. Penso che sia arrivato il momento di guardare ancora una volta alla sostanza e di fare un passo indietro. 

E' venuto il momento di espandere per il mondo il profumo del ragù domenicale, quello napoletano, ma di condividerne non solo il profumo, ma anche il sapore.

E' venuto il momento di ridurre l'uso dei cibi iper processati e di tornare alle origini, ai tempi in cui per fare una zuppa di fagioli, era importante scegliere il periodo: se un borlotto fresco e un pomodoro San Marzano maturo la natura te li offre per il periodo dalla primavera inoltrata a tutta l'estate, perché questa zuppa vuoi farla a gennaio? 

E se proprio questa zuppa la vuoi consumare fuori stagionalità, allora ci sono tecniche e modi per evitare che gli alimenti di base vengano processati all'ennesima potenza.

Un altro punto dolente, poi, è la proliferazione di ristoranti gourmet, stellati, tipici, dove i commensali si siedono al tavolo e consumano quella che tutti definiscono un'esperienza. E' vero che lo stomaco viene definito nella cultura alimentare del Sud un secondo cervello, ma il cervello va nutrito, e dal nutrimento ricava gli elementi che servono a costruire le proprie esperienze.

E alla fine, parliamo del vino, questa bevanda che quando ascolti un sommelier sa di more, di ginepro, di arancio, ha la salinità leggera del vento dell'Adriatico o la freschezza delle correnti del padovano, solo mio suocero quando assaggiava un bicchiere di vino riusciva a coglierne l'essenza vera: è un vino fatto con uva Sangiovese o Merlot in purezza e, quando si trattava di un brand di più vini, non riusciva a quantificarne le percentuali ma ne distingueva almeno le qualità che lo componevano.

In sostanza il vino è un succo d'uva alcolico perciò il sentore di pesca lo vai a cercare nella pesca. 

Fatta questa premessa. Cosa ci racconterà questo blog?

Di sicuro troverete ricette, diviso per antipasti, primi, secondi e dolci; tutte ricette semplici ed economiche. Si parlerà di vino, di quello fatto con l'uva e che sa di uva. Si parlerà anche delle storia alimentari mie e dei miei familiari. Si parlerà d'amore per la tavola, per la propria tavola. 

Si parlerà della felicità in cucina. cucinare con voglia di cucinare per condividere il risultato sapendo combinare le materia prime

Solo così si può riscoprire la genuinità e la semplicità dei sapori, senza alterazioni  ed eccessive lavorazioni. Cibi  che già all'origine sono buoni e che cucinati bene danno gioia al palato.

Anche un semplice piatto di pasta in bianco ha il suo valore, e può donare la giusta dose di felicità, se preparato con coscienza. Per avere successo e per sedurre e rendere felice il commensale si unire i principi base della nutrizione alla tecnica culinaria.

In questo serve il cuore e  bisogna avere la voglia di addentrarsi in un mondo tanto complesso per poter poi discernere quali alimenti e quali cotture infondono serenità al palato. 


L’atto di cucinare non si limita ad essere una mera operazione meccanica. Si divide in due momenti: quello dell’ispirazione durante il quale si pensa al piatto, e quello dell’esecuzione, ovvero l’atto del cucinare vero e proprio, quello durante il quale tutte le capacità possedute dal cuoco vengono trasferite al piatto, proprio come un pittore “schizza” i suoi pensieri sulla tela.


Ma qual è la cucina che dona felicità? La cucina felice nasce dalla semplicità, non dall’insaporire un cibo all’eccesso. Ricordiamoci che i cibi semplici sono i migliori, e portare a tavola un cibo semplice resta ad oggi l’operazione più difficile.


E la felicità sia dell’anima che del corpo inteso come palato e come organismo nella sua interezza, la si raggiunge combinando un cibo semplice, buono, a delle mani esperte e ad un cuore.


 







Commenti

Post più popolari